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3/6/2018
THIS STORM E IL MALINTESO SU JAMES ELLROY

This storm di Ellroy esce ad aprile 2019 negli Stati Uniti. È il secondo capitolo del secondo Los Angeles Quartet. Nei piani dell'autore dovrebbe precedere cronologicamente il primo quartetto losangelino, che cominciava alla fine degli anni Quaranta con The Black Dahlia.

   Il titolo mi pare già splendido e viene direttamente dal prologo di Perfidia, il primo volume del secondo Los Angeles Quartet, nonché ultimo libro pubblicato da J.E.:

«Reminiscenza.
 I wandered off in a prairie blizzard 85 years ago. The cold rendered me spellbound, then to now. I have outlived the decree and find myself afraid to die. I cannot will cloudbursts the way I once did. I must recollect with yet greater fury.
 It was a fever then. It remains a fever now. I will not die as long as I live this story. I run to Then to buy myself moments Now.
 Twenty-three days.
 Blood libel.
 A policeman knocks on a young woman’s door. Murderers’ flags, aswirl.
 Twenty-three days.
 This Storm.
 Reminiscenza.»

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   Su Perfidia si raccolgono opinioni contrastanti, sia parlandone a voce con amici, sia leggendo su internet. A molti, anche a lettori qualificati, il libro non è piaciuto. Troppo confuso, troppo estremo, quasi macchiettistico. Troppo chiaroscurale la rete etica che governa i personaggi e ingabbia la storia.

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   Probabilmente è vero che il romanzo è imperfetto, anche se vorrei l'imperfezione di Ellroy in tutti i romanzi che vengono pubblicati, a cominciare da quelli di chi lo critica. È vero che Ellroy in alcuni passaggi scrive à la manière di Ellroy, interpreta sé stesso e sembra andare col pilota automatico.

   Occorre fare una notazione tecnica, che forse il lettore medio non considera. Le storie dei precedenti volumi si svolgevano in un arco temporale di 4/5 anni. Perfidia brucia in poco più di venti giorni. Per un autore, in un lasso di tempo così breve, è più difficile giustificare le evoluzioni psicologiche dei personaggi. Una vicenda che si dipana nel corso di anni ha per forza di cose dei momenti di stacco. Intuitivamente il lettore comprende che, "nel periodo non collegato", i personaggi hanno continuato a sviluppare i cambiamenti accennati nei capitoli in cui si è svolta l'azione. Se li lasci con certe caratteristiche al capitolo X e li ritrovi con altre caratteristiche al capitolo Y, sai che fra i due momenti sono passati - ad esempio - nove mesi. Nove mesi non raccontati in diretta, ma nei quali capisci che i personaggi hanno continuato a modificarsi.

   In Perfidia Ellroy conta i minuti, a volte i secondi. È un lavoro ossessivo che non permette questo tipo di artificio. Non si può far leva sul non detto. Tutto va in fiamme davanti agli occhi del lettore. Sei anche tu, mentre succede.

   Ciononostante la storia resta credibile. E la credibilità, in un romanzo, conta più della verità.

   Alcuni hanno avuto riserve anche sulla trama, sullo scheletro che la sorregge. Il plot non è a prova di bomba come, per esempio, in American Tabloid o in Blood is a rover (critica che condivido). A me sembra però che gran parte del difetto sia nell'occhio di chi legge, non nella mano di chi ha scritto. Perfidia rappresenta un evidente cambio di passo rispetto al primo quartetto e alla Underworld USA Trilogy. Chi si aspettava qualcosa che somigliasse ai libri precedenti ha toppato di brutto.

   Prima, soprattutto nella trilogia, il nocciolo della questione era l'azione perversa del Potere Alto che si invera nelle azioni degli uomini. I protagonisti dei romanzi di Ellroy erano le braccia pensanti e armate di J. Edgar Hoover, Carlos Marcello, Sam Giancana, i Kennedy, Mickey Cohen e compagnia cantante. Il Potere Alto, appunto.

   In storiografia ciò si definirebbe Histoire-batailles, cioè una Storia che si concentra esclusivamente su grandi eventi e grandi personaggi.

  L'obiettivo di Ellroy è sempre stato raccontare «l'infrastruttura privata dei grandi avvenimenti pubblici». Ma con Perfidia saliamo, o scendiamo, su un altro piano.

   Ellroy fa alla propria letteratura, quello che lo storico francese Marc Bloch ha fatto alla storiografia. Ovvero scava più nel profondo della Storia, sposta l'attenzione alla base della società, lasciando sullo sfondo le celebrità da copertina. Perfidia è la cronaca in presa diretta di un paese intero che impazzisce di rabbia e razzismo dopo l'attacco di Pearl Harbor. Una follia collettiva che non risparmia né vittime né carnefici.

   Se le opere precedenti lasciavano la possibilità di accollare la responsabilità del Male solo ai vertici, in Perfidia il Male è endemico, propala tossine ovunque, è la cifra del popolino. Non può essere scaricato sulle spalle di pochi che complottano. La persecuzione razzista dei giapponesi fra il '41 e il '42 riguarda la società americana nella sua interezza.
   La malattia si è diffusa. Il mondo è più interconnesso. La Colpa riguarda TUTTI.
   È il Non Potere Basso. La psicopatologia sociale che affligge le fondamenta diffuse della realtà.
   È il Grande Romanzo Storico Americano. Il noir, la crime fiction, qui diventano ormai in maniera chiara dei semplici pretesti.
   Il punto è la Storia. Il punto è la Colpa.
   Quel groppo di ideologia violenta e vendicativa che controlla, ancora oggi, la società americana. E, per astrazione, il cuore degli uomini tutti.
   Dalle prime indiscrezioni, pare che This Storm, Questa tempesta, proceda su questo sentiero. Staremo a vedere. Si tratta in ogni caso di qualcosa di nuovo.

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