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Lo stanno seguendo. Ne è sicuro. Ogni faccia, ogni ombra sembra volere qualcosa da lui. Cammina veloce, attraversando la condensa del proprio respiro. Le grida di una madre ai figli lo fanno trasalire. Deve calmarsi. Deve. Calmarsi.

16 aprile 1952. Sono passate da poco le nove di sera quando gli abitanti di via Villa della Regina, ai piedi delle colline torinesi, sentono riecheggiare uno sparo nel buio.
Accorsi fuori, trovano un uomo agonizzante, un loro vicino illustre: Erio Codecà, dirigente della Fiat.
L'ingegnere non sopravvive alla ferita di quel proiettile, sparato da un'arma mai ritrovata e da un assassino che numerose indagini e un intero processo non riusciranno a identificare.
Il caso è ormai archiviato - e perlopiù dimenticato - tra i tanti misteri irrisolti d'Italia quando, dopo oltre quarant'anni, la scoperta di vecchie lettere inedite solletica la memoria e l'interesse di un avvocato sessantenne: Marcello Dalmasso, che esercita a Milano ma ha origini torinesi.
Impossibile per lui non condividere la notizia con la sua cerchia più stretta di amici, accomunati dalla curiosità intellettuale e dalla passione per i gialli: una nobildonna napoletana che gestisce una casa-museo su un lago lombardo; un professore di liceo in pensione segnato nel fisico dalle lotte di piazza; un chirurgo di successo, collezionista d'arte e di belle donne; un magistrato un po' cialtrone ma ben inserito.
Da quel momento, il menu delle cene in compagnia si arricchisce di un gioco investigativo in cui gli insoliti detective riaprono a modo loro il caso Codecà: addentrandosi nei meandri di possibili piste mai battute dagli inquirenti, nelle ombre del passato della vittima, nei complessi intrecci di politica, economia e alta società.
Tra accesi dibattiti e menu da buongustai, intraprendono un viaggio a ritroso negli anni della Guerra fredda e dei segreti di Stato, alla ricerca di una delle tante tessere mancanti dal complesso mosaico dell'Italia del secondo dopoguerra.
Autori e al tempo stesso protagonisti di una spy-story dai contorni sempre più oscuri.

«La storia vera è infinitamente più affascinante e avventurosa della fiction.» (Ranieri Polese, Corriere della Sera)

«Un libro curioso, che cattura il lettore» (Nico Perrone, La Gazzetta del Mezzogiorno)

«Un romanzo verità, un'inchiesta su uno dei tanti misteri dell'Italia repubblicana» (Massimo Novelli, Il Fatto Quotidiano)

«La narrazione giocata da molti punti di vista richiama certa nobile tradizione novellistica italiana» (Valerio Varesi su La Repubblica)

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