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   La vita di Giuseppe Sacchi (Mediglia, 1917) avrebbe potuto imboccare sentieri diversi. Il ciclismo professionistico, la magra esistenza di immigrato italiano in Australia, la morte prematura sotto le bombe alleate, o per mano dei nazifascisti durante la Resistenza. Nessuna di queste prospettive si realizzò e ciò lo si deve in parte al caso e in parte alla volontà dello stesso Sacchi. Egli scelse la via della lotta politica e sindacale. Operaio metalmeccanico dall'età di 14 anni, fu, tra il 1958 e il 1964, segretario responsabile della FIOM di Milano, e poi parlamentare comunista per due legislature, dal 1963 al 1972. Da sindacalista, diresse nel capoluogo lombardo le agitazioni operaie più importanti del secondo dopoguerra, prime fra tutte la lotta degli elettromeccanici del '60-'61 e quella per il contratto di categoria del '62-'63. Da parlamentare, fu estensore, nel 1967, della prima proposta di legge sullo Statuto dei Lavoratori.

   Attraverso la sua vita, questo volume ripercorre le tappe, normative e di lotta, del cammino dei lavoratori italiani verso l'acquisizione di diritti più avanzati. La ricerca effettuata mette in risalto il legame indissolubile tra Sacchi, le vicende sindacali dei primi anni Sessanta e lo Statuto dei Lavoratori. In tal modo, inquadrando la questione da una prospettiva del tutto inedita, è possibile scoprire come realmente nacque lo Statuto, e come Sacchi contribuì a «costruirlo». Grazie all'analisi di documenti d'archivio, articoli di giornale e atti parlamentari, inoltre, viene qui trattata, più approfonditamente che nel passato, la storia dei metalmeccanici milanesi a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta.

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