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4/8/2017

L'EROINA E LE GENERAZIONI DELLA RABBIA

L'altro giorno, dopo aver letto questo articolo, ho scritto quanto segue, di getto, senza riflettere troppo. In fondo sono riflessioni che sto accumulando da un po' nella testa e che forse più avanti elaborerò in maniera più approfondita.

 

   Nella mia vita credo di aver visto circa una trentina di persone farsi di eroina.
   I ragazzi venivano a bucarsi tra le macchine parcheggiate sotto le case popolari di Corvetto. Pluto, il mio cane che oggi purtroppo non c'è più, ha inavvertitamente pisciato su di loro svariate volte durante le nostre passeggiate.
   Non mi sono mai fatto di niente, sono ideologicamente contrario a tutte le droghe perché le trovo un fatto di debolezza, però non me la sento di giudicare chi si fa. E poi, in fondo, ho sviluppato altre dipendenze, forse non meno nocive.
   Dico solo due cose.
   1- Se abitate a Milano, non date soldi ai ragazzini giovanissimi, generalmente italiani, che mendicano sui vagoni della metropolitana. Vanno tutti a bucarsi e ad annusare vapori di ero al parchetto di Rogoredo.
   2- Il ritorno dell'eroina tra i ragazzi di 16-17 anni dimostra che l'epoca della coca è finita. Nessuno ha più voglia di stare su e farsi dire che tutto va bene e che la vita che avremo sarà migliore di quella dei nostri padri. Non sarà così e l'abbiamo capito noi che abbiamo trent'anni e l'hanno capito i ragazzi del 2000.
   La verità è che, come aveva detto una volta il mio amico Aldone Giannuli, usciamo da tre decenni di promesse, in cui sembrava che il modello economico e quindi poi la società dovessero evolversi, attraverso la tecnologia e la post-ideologia, verso una dimensione di benessere e soddisfazione personale e collettiva sempre più perfetti.
   Appunto, non è andata così, e ormai è sotto gli occhi di tutti. Ciò ha creato prima senso di inadeguatezza personale in molti di noi, poi disagio, poi indolenza. Siamo e saremo generazioni fuori di testa. Pronte a scoppiare per un nulla. Siamo paranoici e privi di speranze.
   C'è davvero una Rabbia (Rabbia mi piacerebbe fosse il titolo del mio prossimo romanzo in lavorazione...), c'è una Rabbia, dicevo, di dimensioni generazionali e infragenerazionali che deve esplodere. Questi ragazzini se la stanno facendo esplodere nelle vene, altri la fanno esplodere in famiglia o nella non famiglia, nel lavoro o meglio nel non-lavoro; altri bruciano piano ma il loro tappo già vibra e sbuffa vapori; altri scopano troppo o non scopano; altri mangiano; altri odiano i negri; io cerco di incanalarla altrove perchè preferisco provare a fare il culo ai miei nemici, quelli che ho ben individuato, e che sono sostanzialmente quelli contro cui va Meccanoscritto, ma chissà poi se tutto ciò basterà e mi basterà.
   Non so quanto potrà andare avanti, ma so che finirà male.

   Scusate scrivo di fretta e di rabbia, e non rileggo.

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