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21/12/2019
I CONFINI

A causa della crisi dei migranti, o delle tensioni internazionali, si parla molto di confini. E dei conflitti che i confini portano con sé. Tanto che il confine è diventato il simbolo stesso del conflitto, oggi.
   L’opinione più diffusa è questa: in natura non esistono confini, sono gli uomini cattivi che li creano.
   Personalmente non sono del tutto d’accordo. I confini sono ovunque, indipendentemente dalla nostra volontà.

   Un oceano è un confine, di fatto. Perché è difficile attraversarlo. Lo sforzo necessario per la traversata è un confine per milioni di persone: un confine fatto di limiti tecnici, economici, e timore.
   Una catena montuosa è un confine. Un fiume è un confine. Un deserto è un confine.
   Anche la mia pelle è un confine. Non può essere attraversata senza il mio consenso. O senza farmi una violenza; un proiettile, una lama di coltello, ad esempio.
   La mia mente è un confine. Mi rende diverso da tutti gli altri; e questo vale per chiunque. Può entrarci uno scrittore con le parole giuste, o una donna facendomi innamorare, ma questo ingresso comporta la ricerca dei valichi giusti e non è semplice.

   Una visione un po’ naïve immagina la letteratura come una prateria sconfinata. Milioni di storie, personaggi, possibilità.
   Invece la letteratura è fatta essenzialmente di confini.
   Le lettere sono confini. Una O, ad esempio, è un recinto che esclude una porzione della pagina dal resto. Tracciare un segno implica l’esclusione, e dunque il significato. Un significato che estromette tutti gli altri.
   Le parole sono confini. Mano vuol dire solo mano e non significherà mai arancia. Le parole indirizzano l’immaginazione e riducono al minimo le ambivalenze.
   Le storie sono confini. Raccontarne una significa non raccontarne miliardi di altre. Significa tagliarle fuori. Ucciderle.

   I confini quindi esistono.
   Ovviamente alcuni ci vengono imposti, sia sul piano culturale che fisico, ed è giusto combatterli e abbatterli. Ma molti c’erano già e non sono opera dei malvagi.
   Postulare l’innaturalità del confine giustifica l’opposizione al confine stesso: è il presupposto per munirsi di una patente di moralità. È infantile e fuorviante.
   Significa negare lo sviluppo storico, e quando ciò avviene si finisce con l’applicare rozzamente schemi teorici a realtà che sono inadatte ad accoglierli.
   Ci sono miliardari che impiegano risorse per finanziare ricerche sulla vita eterna. Cioè per combattere la morte, il confine per eccellenza. Ci sono speculatori che desiderano un Mercato senza confini in cui serpeggino liberi i capitali e le persone possano essere sfruttate senza distinzione.

   Col senso del limite e col concetto di confine bisogna confrontarsi. A causa dell’odio, anche legittimo, per certi confini non si può rifiutare l’idea del limite in quanto tale. Perché questo lo fanno i bambini e perché porta alla rovina.

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